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Qui sotto troverete un’ampia varietà di repertori e esecuzioni, basterà cliccare su un disco e potrete ascoltare in anteprima tutti i brani, oltre a leggere aneddoti e curiosità.

Vivaldi – Bach: 6 Concerti per organo

La pratica della trascrizione per organo di opere polistrumentali o di motteti vocali ha origini ben antecedenti alla produzione bachiana; si può affermare che il principio della trascrizione è la radice, sin dagli albori del primo rinascimento, della scrittura per tastiera.
Nella produzione del maestro di Lipsia il corpus delle trascrizioni per organo o per clavicembalo è notevole. Ben 21 concerti di vari autori, quasi la totalità di origine italiana, 16 manualiter (ovvero sia per organo o per clavicembalo) e 5 pedaliter (espressamente dedicati all’organo).
Il maestro italiano largamente più apprezzato nelle trascrizioni di Bach, fu senza dubbio il veneziano Antonio Vivaldi.
Vivaldi, ancora poco noto nei paesi nordici, diede alla stampa nel 1712 ad Amsterdam, l’opera 3 “Estro Armonico” (12 concerti per solisti ed archi) dalla quale Bach trasse spunto per le sue trascrizioni già dal 1713.
Infatti in concerti in la minore BWV 593, re minore BWV 596, Re maggiore BWV 972, Do maggiore BWV 976 provengono dalla citata op. 3; mentre in concerti in Do maggiore BWV 594 ed il Sol maggiore BWV 973 dall’opera 7 (quindi sono stati trascritti dopo, verso il 1716-1717).

J.S.Bach: Variazioni Goldberg BWV 988 & Verschiedene Canones BWV 1087

Le Variazioni Goldberg furono date alla stampa a Norinberga, presso B.Schmidt , nel 1742. Fu Bach stesso a curarne l’edizione, e, cosa rara all’epoca, senza dedica alcuna sul frontespizio. Quindi il fatto che oggi siano denominate Goldberg (clavicembalista al servizio dell’ambasciatore delle russie Keyserlingk) trova fondatezza solo nella leggenda. Questa narra che l’ambasciatore, sofferente di insonnia, chiese al maestro di Lispia, nuova musica per il suo cembalista al fine di alleviare la lunghezza delle sue notti insonni. Sempre secondo tale favola, sostenuta anche da storici del XIX secolo, Bach assecondò la richiesta componendo la serie di variazioni. Peccato che tutto ciò non regga all’evidenza; il clavicembalista Goldberg all’epoca aveva solo quindici anni (nacque a Danzica nel 1727). Inoltre è comprovato che Bach regalò a Keyserlingk una copia delle stampe, senza dedica alcuna, ma intitolata come quarta parte della Klavier-Ubung. Opera quindi, per Bach, già progettata come compimento (dopo tre parti composte antecedentemente) di un percorso formativo e didattico mirato a creare il virtuoso della tastiera. Le variazioni sono state concepite come un’architettura di 32 brani, disposti seguendo schemi matematici e simmetrie che le conferiscono tanta coesione e continuità da non avere eguali nella storia della musica. Insieme all’Arte della fuga può essere considerata il vertice delle sperimentazioni di Bach nella creazione di musica per strumenti a tastiera, sia dal punto di vista tecnico-esecutivo, sia per lo stile che combina insieme ricerche di alto livello musicali e matematiche.
Nel 1974, è stata trovata, in una biblioteca di privata di Strasburgo, la copia personale di Bach delle variazioni nella stampa originale. Questa, oltre a rivelarci piccole correzioni e ripensamenti del maestro, contiene una nuova pagina, scritta sul retro della copertina, intitolata Verschiedene Canones contenente 14 canoni ideati sopra le prime otto note del basso delle variazioni stesse. La rilettura operata dal maestro sulle variazioni è straordinaria nella forma.Infatti, utilizzando le stesse note fondamentali, dalla struttura chiusa, bipartitica, della variazione passa alla struttura unica ed infinita del canone. Bach doveva tenere in particolare considerazione questi canoni se nel ritratto fatto di lui dal pittore E.G.Haussmann pretese la riproduzione fedele dell’ultimo canone dipinto sul foglio che tine nella mano, quasi fosse il suo biglietto da visita o la sua firma.

J.S.BACH: L'OPERA PER CLAVICEMBALO CON PEDALIERA

-Sei triosonate BWV 525/530
-Passacaglia in Do minore BWV 582
-Preludio e fuga in Re minore BWV 539
-Fantasia (Concerto) in Sol maggiore BWV 571
-Partite diverse sopra “Christ, der du bist der helle Tag » BWV 766.
Diffuso soprattutto nel XVIII secolo, il clavicembalo con pedaliera era già in uso sin dal XV secolo. Infatti con questo strumento si può identificare il clavicordum cum calcatorio citato da Paulus Paulirinus nel suo trattato (ca. 1460). In realta si tratta di un doppio strumento: un clavicembalo convenzionale ( a uno o due manuali) ed un clavicembalo azionato da pedali (analoghi a quelli dell’organo) posto sotto il primo, adagiato direttamente sul pavimento. J.S.Bach teneva in alta considerazione questo strumento. Nel diario di sua moglie, Anna Magdalena, vi si legge che il maestro di Lipsia ne acquistò tre, uno per ogni figlio. E’ evidente il fine didattico di tale scelta. Bach destinò a questo strumento pagine di grande spessore oggi abitualmente entrate nel repertorio organistico. Il clavicembalo con pedaliera ricopri pure il ruolo sostitutivo dell’organo nella preghiera domestica protestante: la scrittura prettamente clavicembalistica di varie partite (variazioni) su corale, da Pachelbel, Buxtehude sino a Bach, dimostrano questa tesi.
Per la presente registrazione s’è usato un clavicembalo “G.Plozner” (1993) da anonimo berlinese (metà XVIII secolo) e un pedal-cembalo “L.Wittmayer” (1985).

BACH & REGER

Johann Sebastian Bach:
-Toccata, Adagio e Fuga in Do maggiore BWV 564
-Preludio e Fuga in Re maggiore BWV 532
-“Vater unser In Himmelreich” in Re minore BWV 760
-Preludio e Fuga in Mi minore BWV 548

Max Reger
-Introduzione e Passacaglia in Re minore.

Registrazione effettuata dal vivo del concerto tenuto nella chiesa di S.Bona in Treviso il 15 aprile 1999 sull’organo “F.Zanin”.
L’organo “F.Zanin”, costruito nel 1988, è uno strumento di impostazione ed intonazione legata alla scuola barocca tedesca, interamente meccanico. Il diamentro delle canne e la disposizione dei registri sono stati concepiti sul modello degli organi di G.Silbermann, l’organaro che collaborò continuativamente con J.S.Bach.

Gianandrea PAULETTA : AD HOC (suite di otto pezzi da camera)

1 Ad Hoc
Nonetto per flauto, clarinetto, fagotto, pianoforte e quintetto d’archi.
2 Prologo
per soprano, clavicembalo, pianoforte e due tastiere elettroniche
3 Nascere
Danza per violino, viola, violoncello e pianoforte
4 La Scoperta dei colori
Settimino per flauto, clarinetto, pianoforte e quartetto d’archi
5 Interludio per soprano solo
6 I colori dell’anima
Danza per violino, viola, violoncello e pianoforte
7 Il creato ci danza attorno
Settimino per flauto, clarinetto, pianoforte e quartetto d’archi
8 Congedo
per soprano, clavicembalo, pianoforte e due tastiere elettroniche

Rosemary Forbes-Butler (soprano)

Ensemble “Ad Hoc”
M.C.Clemente (flauto), C.Milanese (clarinetto), M.Ossi (fagotto), C.Kanda, S.Pagliari (violino), F.Bolzonella (viola), A.Schimura (violoncello), L.Stevanato (contrabbasso), F.Scarpa, G.Sfriso (pianoforte)
Gianandrea Pauletta (direttore)

Teclas Ensemble
F.Costanza, F.Pavan, G.Pauletta, F.Perocco
(pianoforte, clavicembalo e tastiere elettroniche)

Registrato presso il teatro Kolbe di Mestre-Ve, Giugno 2002.
Tecnico di ripresa: Pierangelo Scaramal. Editing e montaggio presso NICOPEIA. Dur.: 54,52 min.

Ad Hoc è un viaggio alla intima riscoperta della propria nascita e delle prime sensazioni che il creato ci trasmette. Il rivivere (riascoltare, riodorare) i primi istanti non può essere solitario ma accompagnato, sorretto e circondato dalla presenza costante della madre (qui esplicitata dalla figura del soprano). Pure lei è raccontata nella sua intimità, in un atto misto di lode e di stupore. Infatti il testo (utilizzato nell’originale greco antico) è tratto dal cantico dell’amore di S.Paolo (lettera prima ai Corinzi).
A sottolineare la dualità, prima latente poi definitiva, l’uso di due organici esteticamente diversi. Il primo di forma acustica con l’uso degli archi, fiati (flauto, clarinetto, fagotto) e del pianoforte, il secondo sorregge il soprano un quartetto di tastiere (pianoforte, clavicembalo e due tastiere elettroniche).

Gianandrea PAULETTA : L’Olocausto del Silenzio per tre voci femminili e tredici strumenti

1 “Beati voi…”
2 “A te grido, Signore…”
3 “Benedite…”
4 “Non c’è migliore amico…”
5 “Come agnello…”
6 “Interludio”
7 “Come un sordo…”
8 “Allora i soldati…”
9 “Io frate Francesco…”
10 “Io grido a te, Signore…”
11 “Ogni volta…”
12 “Chi sono quelli vestiti di bianco?”

Giulia Sonzin, Livia Rado, Francesca Poropat
(soprano, soprano, contralto)

Ensemble “Ad Hoc”
F.Franco (flauto), C.Milanese (clarinetto), M.Ossi (fagotto), G.De Stasio, G.Tatone (violini), A.Curri (viola), N.Balduin (violoncello), D.Paduano (contrabbasso), A.D’Errico (pianoforte), F.Pavan, F.Scarpa, G.Sfriso (tastiere elettroniche), A.Mascherin (percussioni)

G.Pauletta
(direttore)

Registrazione effettuata presso il teatro Kolbe di Mestre-Ve, Gennaio 2005.
Tecnico di ripresa audio:P.Scaramal. Montaggio e editing presso NICOPEIA. Dur.: 62,33 min.

L’ “Olocausto del silenzio” è un oratorio scritto nel 2004. Consta di 12 scene in due parti ed ha avuto la sua prima rappresentazione al Teatro comunale “G.Verdi” di Padova nel gennaio 2005. Ambientato nella Trieste sotto la dominazione nazista nel 1944, ha come soggetto P.Placido Cortese, torturato e martirizzato dalle SS. La struttura dell’opera alterna parti recitate, su testi di P.Francesco Ruffatto (non presenti in questa registrazione) e parti musicate. “ Negli incontri con il regista ha preso forma il termine teatro strumentale, proprio per indicare che l’ Olocausto del silenzio è un’opera nella quale l’azione degli attori è libera e svincolata dalla musica, introdotta per sottolineare gli aspetti emozionali e intrinseci. Anche il Coro (tre voci femminili), tipico della tragedia greca, interviene nel dramma con un ruolo esortativo e critico, rimanendo, a differenza della forma greca, esterno”(G.Pauletta al “Messaggero” di Padova, dicembre 2004). A sottolineare il carattere di catarsi esterna alla scena, dandole l’aspetto liturgico di sacrum ufficium, tutti i testi utilizzati in musica derivano dalle sacre scritture o dalle fonti francescane. Ciò dà ai brani un’autonomia esistenziale autonoma rispetto al dramma sulla scena.

Masterpieces for harpichord

Johann Sebastian BACH: Italienisches Konzert BWV 971 Allegro – Andante – Presto
François COUPERIN: “Les Baricades Mistérieuses” (Second livre de pièces de clavecin, ordre VI)
François COUPERIN: “Le tic-toc-choc, ou Les maillotins » (Troisième livre de pièces de clavecin, ordre XVIII)
J.N.Pancrace ROYER: La Marche des Schytes (Pieces de clavecin, Premier Livre)
Jean-Philippe RAMEAU: Les Sauvages (Nouvelles Suites de Pieces de Clavecin)
Johann Sebastian BACH: Capriccio in C minor (Partita No.2 in C minor, BWV 826)
Domenico SCARLATTI: Sonata in E major , K 28, L. 37.
Domenico SCARLATTI: Sonata in D major , K 29, L. 461.
J.A.Carlos de SEIXAS: Tocata prima in G minor
Johann Sebastian BACH: Fantasia in C minor BWV 906.

Raccolta di capolavori del repertorio clavicembalistico europeo dell’epoca d’oro del barocco. Registrazione effettuata su clavicembalo costruito da Gianpaolo Plozner nel 1933, copia di clavicembalo anonimo della prima meta del XVIII° secolo tedesco.

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Gianandrea Pauletta: Choral works and organ works

1: A-Dieu for 4-voice mixed choir (2013)
2: Toccata “Jucunda Laudatio” for organ (2009)
3: Credo for 4-voice mixed choir (2012)
4: Pulsar for organ (2013)
5: Agnus for 4-voice mixed choir (2012)
6: Rocket for organ (2005)
7: Hoc est for 4-voice mixed choir (2012)

Livia Rado (soprano), Francesca Poropat (alto),
Giovanni Deriu (tenor), Massimo Mason (baritone)
Gianandrea Pauletta (organ)

La purezza e la semplicità della scrittura polifonica a cappella è unita, in questa registrazione, alla forza e all’esuberanza della scrittura organistica. Due diverse strade di espressione e di ricerca della musica sacra.
Registrazione effettuata nel giuno 2013 presso la Chiesa dell’Opera della Provvidenza in Sarmeola (PD).
Organo costruito da Francesco Zanin nel 2006.

Great Organ Transcriptions

Johann Sebastian BACH: Ciaccona in re minore.
Trascrizione per organo, dalla Partita II per violino solo BWV 1004
di Ulisse Matthey.

Johann Sebastian BACH: Concerto Brandeburghese n.3 in Sol maggiore BWV 1048.
Trascrizione per organo di Gianandrea Pauletta.
Allegro – Adagio – Allegro.

Wolfgang Amadeus MOZART: Ouverture dal Flauto Magico.
Trascrizione per organo di Albert Lister Peace.

Gustav MERKEL: Sonata per organo a quattro mani op.30 in re minore.
Realizzazione a due mani di Otto Tϋrke.
Allegro moderato, Adagio, Allegro con fuoco-Fuga.

Registrazione effettuata all’organo F. Zanin della chiesa dell’Opera della Provvidenza di S.Antonio (OPSA), Sarmeola di Rubano (Padova-IT), il 24-25 Gennaio 2013.Tecnico di ripresa: M°P.Scaramal. Studio mobile, editing e produzione: NICOPEIA.

Organo “Francesco Zanin” (2006)
Chiesa dell’Opera della Provvidenza di S.Antonio
Sarmeola di Rubano – Padova.

Composizione fonica:
I Grand’Organo (A-c’’’’; 64 tasti): Violocello 16, Principale 8, Flauto camino 8, Ottava 4, Decimaquinta 2, Mixtura, Clarinetto 16, Tromba 8, Tremolo.

II Recitativo (A-c’’’’; 64 Tasti): Corno di notte 8, Viola 8, Flauto maggiore 8, Traversiere 8, Sesquialtera, Piccolo 1, Plein Jeu, Bombarda 16, Tromba armonica 8, Oboe 8, Tremolo.

III Solo (A-c’’’’; 64 tasti): Diapason 8, Flauto armonico 8, Flauto ottaviante 4, Nazardo armonico 2 2/3, Doublette 2, Terza armonica 1 3/5, Larigot 1 1/3, Settima 1 1/7, Regale 16, Clarino 8, Oboe orizzontale 8, Tremolo.

Pedale (A-g’; 35 pedali): Basso aperto 16, Subbasso 16, Quinta 10, Flauto basso 8, Violone 8, Tiorba II, Corno 4, Clarinetto basso 16, Bombarda 16.

Trasmissione meccanica per le tastiere e pedaliera, elettronica per i registri.
16×570 (9120) combinazioni aggiustabili con blocco del livello di memoria e avanzamento a sequenza. Totale delle canne:2593.

BACH – SCARLATTI . MOZART - WALTHER

Johann Sebastian Bach (1685-1750):
Concerto in D major BWV 972.
Allegro, Larghetto, Allegro.
Domenico Scarlatti (1685-1757):
Sonata in D major K. 287.
Sonata in D major K. 288.
Sonata in G major K.328.
Johann Gottfried Walther (1684-1748):
Concerto in B minor.
Allegro, Adagio, Allegro.
Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791):
Fantasy in F minor KV 594.
Johann Sebastian Bach (1685-1750):
Concerto in C major BWV 594.
Allegro – Recitativo – Allegro.

Registrazione del concerto tenuto l’8 giugno 2013 all’organo costruito da De Bonnault&Chavin della chiesa di Saint-Vincent De Paul a Morcenx (Landes-France).

American Music for Organ

Pietro Alessandro Yon:
-Sonata Romantica
-Humoresque “L’organo primitivo”
-Echo (doppio canone all’unisono)
-Concert Study in re maggiore.
Russel King Miller:
-Berceuse, op.16 n.1.
-Scherzo Synphonique op.4.
Horatio Parker:
-Scherzino, op. 66 n. 3.
-Risoluto, op. 68 n. 5.
Roland Diggle:
-“Chanson de Joie”.
Edwin H.Lemare:
-“Souvenir Joyeux”, op.87.
-“Pomp and Circumstance” (trascrizione per organo della Military March n.1 by E.Elgar)

Nella musica americana per organo, si riversano stili e concezioni stesse dello strumento derivanti dalle diverse scuole europee. Innanzi tutto quella inglese e francese, va si notano pure esempi di influenza tedesca ed italiana. Conseguenza diretta dei vari flussi migratori provenienti dall’europa. Come pure la maggior parte degli organi costruiti nel XIX° e XX° secolo negli Stati Uniti sono opera di organari europei chiamati dalle rispettive comunità di immigrati. Quindi non vi è una scuola organaria autocona nè tantomeno un’estetica compositiva comune. Questa concezione liquida dell’organo fa si che lo stesso acquisisca ruoli e scopi nuovi, impensabili nel vecchio continente. Se il suo ruolo legato alla liturgia resta, l’organo viene impiegato nelle più disparate situazioni laiche: elemento di sottofondo nei grandi magazzini e centri commerciali, commento musicale negli stadi durante le partite, ecc. Tutto ciò porta a contaminazione, sia nella scrittura di nuovi brani sia nella costruzione di nuovi strumenti. Ne consegue che, accanto ad esempi che hanno tutta la caratteristica di marginalità dal punto di vista artistico (si fa “americano” pure l’organo, con la costruzione di strumenti sempre più grandi, con canne di misure assurdamente ciclopiche…) nascano pure delle buone sperimentazioni, sia a livello di scrittura che d’organaria. Infatti le pagine organistiche qui presentate sono a tutto titolo inserite nel repertorio internazionale alla pari della grande produzione europea; hanno una freschezza nuova che ha aperto varie strade alla nuova musica per organo.

LIVE CONCERT

Registrazione dal vivo del concerto del 8 Novembre 2015 presso la Chiesa di Casale sul Sile (TV).
Organo costruito da Detlef KLEUKER (1965).
Tecnico di ripresa audio: Francesco Gatti.

J.S.Bach:
Concerto in la minore BWV 593
(Allegro – Adagio – Allegro)
P.A.Yon:
“Humoresque” toccatina sui flauti.
E.Gigout:
Toccata in si minore
F.J.Haydn:
Due pezzi per orologio meccanico in Re maggiore.
(Allegro – Allegro)
J.S.Bach:
Preludio e fuga in Re maggiore BWV 532.
C.M.Widor:
“La caccia” Scherzo dalla seconda sinfonia op. 13
G.Pauletta:
Jig for the beltane
J.S.Bach:
Toccata e fuga in re minore BWV 565

Johann Sebastian BACH: Dritter Theil der Clavier Übung

Con due CD dedicati alla “Dritter Theil der Clavier Übung”, Gianandrea Pauletta inizia la serie di registrazioni dedicate all’integrale per organo di Bach. La registrazione è stata effettuata sul grande organo costruito da D.Kleuker della chiesa di Casale sul Sile (Treviso – IT).
Il Dritter Theil der Clavier Übung è una serie di composizioni per organo di Johann Sebastian Bach, iniziata nel 1735-36 e pubblicata nel 1739. È considerata l’opera per organo più significativa ed estesa di Bach, contenente alcuni delle sue musicalmente più complesse e impegnative composizioni per questo strumento.
L’opera ha la forma di una Messa d’organo: tra i suoi movimenti di apertura e chiusura – il preludio e la fuga “Sant’Anna” in mi bemolle, BWV 552 – ci sono 21 preludi corali, BWV 669–689, che sono legati alla struttura della messa luterana ed ai temi fondanti del catechismo protestante, seguiti da quattro duetti, BWV 802–805.
È un caposaldo indispensabile per tutti coloro che apprezzano e amano la musica per organo.

Johann Sebastian BACH: Preludes and fugues BWV 531-537

Questa registrazione affronta, con i Preludi e fughe BWV 531-537, l’esuberanza e la ricerca virtuosistica del giovane Bach. Sono infatti composizioni fresche ma nel contempo rivoluzionarie, non destinate alla rigorosa liturgia ma perfettamente inserite nel nuovo ruolo, assunto nel 1707, di organista e musicista di corte a Weimar. Il ducato di Weimar era governato dal duca Wilhelm Ernst di Sassonia-Weimar il quale, luterano rigoroso, aveva nella musica, in particolare quella sacra, una delle sue principali passioni. E per il trentenne Bach fu un’occasione unica per farsi notare sia come virtuoso dell’organo sia come compositore. Se l’organo della cappella di corte era modesto, in compenso la passione del duca per la musica organistica era grande e, sicuramente sotto la pressione del musicista, decise negli anni successivi (1712-14) di ampliare lo strumento con un radicale intervento dell’organaro H.N.Trebs. Ne consegue che gli anni passati a Weimar furono un periodo estrememente prolifico per la produzione organistica bachiana. Qui Bach scrive i Preludi e fughe qui presentati, le Toccate, la Passacaglia, i Concerti trascritti da autori italiani e la raccolta di corali Orgel-buchlein. Nel 1717 Bach lascia l’incarico a Weimar per passare alla corte di Köthen, dove troverà una realtà radicalmente diversa. Città strettamente calvinista, la musica sacra era trattata in secondo ordine rispetto alla musica strumentale. Giocoforza quindi per Bach aprirsi a nuove esperienze e itinerari musicali.

Johann Sebastian BACH: Orgel-Büchlein BWV 599-644

L’Orgelbüchlein BWV 599−644 è una raccolta di 46 preludi corali per organo scritti da Johann Sebastian Bach.
La raccolta era originariamente concepita come un insieme di 164 preludi corali che abbracciano l’intero anno liturgico.
I preludi corali costituiscono il primo dei capolavori per organo di Bach con uno stile compositivo maturo in netto contrasto con le sue precedenti composizioni per strumento.
Sebbene ognuno di loro prenda un noto corale luterano e aggiunga un accompagnamento motivico, Bach ha esplorato un’ampia varietà di forme nell’Orgelbüchlein.
Molti dei preludi corali sono brevi e in quattro parti, richiedono solo una tastiera e pedale, con un cantus firmus disadorno. Altri coinvolgono due tastiere e pedale: questi includono diversi canoni, quattro preludi ornamentali in quattro parti, con linee corali riccamente decorate e un unico preludio corale in forma di sonata in trio.
L’Orgelbüchlein è allo stesso tempo una raccolta di musica d’organo per le funzioni religiose, un trattato di composizione, un’affermazione religiosa e un manuale pedagogico.
“Qui Bach ha realizzato l’ideale del preludio corale. Il metodo è quanto di più semplice si possa immaginare e allo stesso tempo il più perfetto. Con la precisione e la qualità di ogni struttura contrappuntistica, esprime tutto ciò che deve essere detto, e quindi rende chiara la relazione della musica con il testo di cui porta il titolo. (A. Schweitzer).
“Un ulteriore passo verso il perfezionamento di questa forma fu compiuto da Bach quando fece degli elementi contrappuntistici nella sua musica un mezzo per riflettere alcuni aspetti emotivi delle parole. Pachelbel non aveva tentato questo; gli mancava il fervido sentimento che gli avrebbe permesso di entrare così nell’argomento. Ed è entrare in esso, e non una semplice rappresentazione di esso. Perché, sia detto ancora una volta, in ogni movimento vitale del mondo esterno a noi vediamo l’immagine di un movimento dentro di noi; e ciascuna di queste immagini deve reagire su di noi per produrre l’emozione corrispondente in quel mondo interiore di sentimenti. (Filippo Spitta).

Johann Sebastian BACH: Preludes,Toccatas,Fantasia and Fugues BWV 538-543

La toccata e fuga BWV 538, scritta probabilmente a Weimar, in re minore è conosciuta anche con il nome di “dorica”. Ciò è dovuto all’assenza del si bemolle in chiave, che pure la tonalità di re minore richiede. Questo espediente può essere interpretato come un omaggio ai maestri della scuola organistica cinque-seicentesca, la cui musica, ancora indissolubilmente legata all’arte rinascimentale e ai modi gregoriani, non necessitava, salvo rarissimi casi, di alterazioni in chiave (bisogna ricordare che la particolare accordatura degli antichi strumenti permetteva di utilizzare un numero decisamente ristretto di tonalità).
Il brano presenta un’altra particolarità: è uno dei pochi (assieme alle trascrizioni di concerti orchestrali) nei quali l’alternanza di due manuali (Hauptwerk, ossia grand’organo, e Rückpositiv, cioè positivo tergale) è esplicitamente richiesta dal’autore, generalmente avaro di indicazioni esecutive.
Dal punto di vista formale, il brano, assai lontano dallo “stile fantastico” delle toccate buxtehudiane, si presenta come un “moto perpetuo”. Tale effetto è generato dal susseguirsi di figurazioni di sedicesimi eseguite alternativamente da manuali e pedale.
Al carattere spiccatamente strumentale della toccata, Bach contrappone una fuga di gusto vocale. Il tema, assai severo, ben si adatterebbe anche per un mottetto a quattro voci.
Anche il preludio e fuga BWV 539 in re minore fu probabilmente scritto quando Bach fu organista di corte a Weimar da 1708 al 1717.
Il preludio adotta uno stile semplice, senza l’uso dei pedali (manualiter). Il dialogo contrappuntistico tra le voci è sobrio ma dolcemente melodico. L’uso degli arpeggi ricorda la scrittura del clavicembalo.
La fuga non è stata concepita per organo, ma è la trascrizione del secondo movimento della Sonata n. 1 per violino solo in sol minore BWV 1001.
Per la Toccata e fuga in fa maggiore BWV 540 l’attribuzione di una datazione chiara si fa complessa.
La toccata presenta caratteristiche compositive tipiche del periodo di Weimar, ma particolari passaggi, specie al pedale, che richiedono un estensione del pedale superiore a quello dell’organo della corte di Weimar, fanno pensare che fu scritto nel periodo successivo, quello in cui Bach era musicista di corte a Köthen. La fuga infine, vista la sua articolata ed austera forma , con due soggetti, parrebbe una composizione posteriore, probabilmente scritta a Lipsia. Quindi l’unica cosa che pare certa è il periodo diverso di scrittura della toccata e della fuga, riunite queste in un’unica composizione successivamente. Pratica questa frequente in Bach e presente in varie sue opere.
Il Preludio e fuga in sol maggiore BWV 541 è tra le opere più brillanti del periodo di Weimar. La sua composizione si fa risalire al 1714-16. Il dittico è sicuramente concepito in maniera unitaria, sia per clima espressivo che per assonanza tematica. Tutta la composizione ha un carattere cosi orchestrale da sembrare una trascrizione di un concerto strumentale. Infatti il soggetto della fuga presenta evidenti analogie col secondo coro della Cantata n.21 che risale agli stessi anni.
Per quanto concerne alla Fantasia e fuga in sol minore BWV 542, le circostanze della composizione sono ignote. Il biografo di Bach Philipp Spitta e alcuni studiosi più recenti pensano che possa essere stato improvvisato da Bach durante la sua audizione per il posto di organista nella chiesa di San Giacomo ad Amburgo nel 1720, il che spiegherebbe come mai il soggetto principale della fuga corrisponda a un brano popolare olandese, “Ik ben gegroet van…” (“Sono stato accolto da…”); il tema sarebbe stato proposto all’organista col compito di improvvisarvi sopra e dimostrare così le proprie capacità. È stato pure supposto, dallo studioso Christoph Wolff, che la scelta di un motivo olandese possa essere stato un omaggio a Johann Adam Reincken, a lungo organista titolare di Santa Caterina sempre ad Amburgo, che Bach in effetti incontrò nel 1722. Bach oltretutto aveva ben presente la musica di Reincken sin dagli anni della giovinezza.
La Fantasia, invece, potrebbe essere stata composta durante il periodo trascorso a Köthen (1717-1723).

Johann Sebastian BACH: Preludes and Fugues BWV 544-545-546-547-548 (Complete Works for Organ-vol VI°).

Preludio e fuga in si minore, BWV 544 è stato scritto da Johann Sebastian Bach tra il 1727 e il 1731, a Lipsia. A differenza della maggior parte degli altri preludi e fughe per organo di Bach, ci è pervenuta una copia autografa in ottime condizioni. A causa della natura profondamente malinconica, l’uso della caratteristica tonalità di si minore e degli elementi musicali della composizione, alcuni ritengono che i suoi rispettivi movimenti (preludio e fuga) siano stati eseguiti come preludio e postludio insieme alla Cantata in si minore Laß, Fürstin, laß noch einen Strahl, BWV 198, che fu eseguita il 17 ottobre 1727 presso la Chiesa dell’Università di Lipsia come inno funebre per Christiane Eberhardine, moglie di Augusto II il Forte, elettore di Sassonia e re di Polonia. Il manoscritto autografo, insieme a quello del Preludio e Fuga in mi minore, BWV 548, che si ritiene sia stato scritto nello stesso periodo, condividono la stessa filigrana e lo stesso stile di grafia, che indica un periodo di composizione compreso tra il 1727 e il 1731.

Il Preludio e fuga BWV 545 è una composizione giovanile, scritta probabilmente fra il 1708 e il 1717.
La forma del «Preludio» è simmetrica, il tema dall’esposizione nella tonalità iniziale passa alla dominante e qui viene sviluppato ulteriormente con imitazioni varie che poi, gradatamente, conducono alla ripresa e quindi alla conclusione. Il ritmo segue il movimento di sedicesimi, senza interruzione, dall’inizio alla fine. Praticamente il Preludio si sviluppa soltanto intorno alle tonalità di tonica e dominante. La «Fuga» si svolge senza contrasti degni di nota. Solenne di carattere, scolastica e scorrevole nelle elaborazioni; la prevalenza dell’elemento melodico la rende assai piacevole all’ascoltatore. E’ interessante notare, alla fine del pezzo, la ripresa del tema armonizzato quasi a corale; questo nuovo procedimento dà un’impronta di maggiore solennità alla chiusa.

Il Preludio e fuga in do minore BWV 546 fu scritto da Johann Sebastian Bach in due periodi diversi. Si ritiene che il preludio sia risalente al suo periodo a Lipsia (1723–1750) e la fuga invece al suo periodo a Weimar (1708–1717). Come la maggior parte degli altri preludi e fughe per organo di Bach, non è sopravvissuta alcuna partitura autografa, con la partitura più antica conosciuta copiata da Johann Peter Kellner, un conoscente di Bach. Alcuni studiosi pensano che la fuga  possa essere stata parzialmente o completamente composta dallo stesso Kellner.

Il grande Preludio e fuga in do maggiore BWV 547 è un’opera per organo composta da J. S. Bach a Lipsia, presumibilmente negli anni 1738-1742. Si tratta, quindi, di uno dei brani organistici di grande rilevanza composti dal musicista tedesco; è composizione coeva ad importanti raccolte quali il secondo volume del Clavicembalo ben temperato, i Corali di Lipsia e la terza parte della Clavierübung.
Il Preludio sembra strutturato, al pari del Preludio e fuga in mi bemolle maggiore BWV 552, quale grande esaltazione della Santissima Trinità; diversi sono gli aspetti a suffragio di tale ipotesi.
Il materiale tematico da cui il preludio, nel tempo di 9/8, prende forma, ad esempio, è formato da tre gruppi di tre note (9 note, quindi), disposte per grado e per moto ascendente; nel complesso della battuta i tempi forti cadono sul I, sul III e sul V grado della tonalità in quel momento esplorata (la somma dei gradi dei tempi forti dà, di nuovo, 9).
Il preludio si apre con tale materiale tematico esposto in canone all’ottava. Più volte si ripresenta, nelle varie tonalità, questa esposizione canonica del materiale tematico: ad ogni ripresa il soggetto entra tre volte consecutive, sempre per canone all’ottava. Ma non è solo questa reiterata insistenza posta sul valore simbolico del numero 3 a convalidare l’ipotesi della glorificazione della Trinità: compaiono, infatti, le medesime figurazioni vivaci, danzanti e ariose che Bach stesso utilizza in quei corali espressamente dedicati allo Spirito Santo (Komm, Gott Schöpfer, heiliger Geist BWV 631 e BWV 667).
Oltre che dal punto di vista simbolico, il pezzo è interessante anche dal punto di vista armonico: Bach spazia, partendo dalla pura tonalità di do maggiore, in un vasto percorso armonico, contemplando anche tonalità “lontane”, spesso raggiunte mediante repentine e sorprendenti virate armoniche.
La fuga figura fra le più originali, fittamente lavorata e contrappuntisticamente complessa, dell’intera produzione organistica bachiana.
Il soggetto è derivato dal corale Allein Gott, in der Höh’ sei Ehr’.
Nello sviluppo della fuga, sempre molto densa di ripercussioni del soggetto e povera di lunghi divertimenti, il soggetto, cui sono giustapposti due diversi controsoggetti, viene utilizzato sia nella sua forma originale, sia specchiato lungo il suo ipotetico asse longitudinale.
Il pedale, muto per le prime quarantotto battute, entra nella quarantanovesima misura, introducendo una quinta voce, e cantando sia il soggetto, sia il suo specchio per aumentazione, cioè con i valori temporali delle note raddoppiati.
La fuga termina, quasi improvvisamente, alla battuta 72 (di nuovo un multiplo di tre e di nove), proprio sull’ultima entrata del soggetto, dopo una lunga e retorica cadenza sopra il pedale di tonica; quasi come se Bach lasciasse volutamente in sospeso un discorso che, effettivamente, viste proporzioni e contenuti, non avrebbe giustificato una chiusura ampollosa e ridondante.

Preludio e fuga in mi minore, BWV 548 è stato scritto da Johann Sebastian Bach tra il 1727 e il 1736, durante il suo soggiorno a Lipsia. A differenza della maggior parte degli altri preludi e fughe per organo di Bach, la bella copia autografa della partitura sopravvive, sebbene la grafia cambi ventidue misure nella fuga per mano di Johann Peter Kellner, un probabile allievo che giocò un ruolo importante nella la copiatura dei suoi manoscritti. A causa dell’immensa portata dell’opera, è stata definita “una sinfonia in due movimenti” per organo.

La presente registrazione è stata effettuata nel mese di luglio 2024 all’organo “D.Kleuker” della chiesa dei SS.Patroni d’Europa in Marcon (Venezia-IT).

CLAVILUDUS: "Made in France" - Gianandrea Pauletta (organ) & Biancamaria Targa (piano).

Con la pianista Biancamaria Targa, dal 2021, abbiamo formato il duo “Claviludus”. Formazione originale quella che unisce il pianoforte con l’organo, che apre la via a molte sperimentazioni sonore. Nel nostro primo CD affrontiamo un repertorio classico con opere di Bach, Boely, Duprèe, Franck, Debussy, Listz, Miller. La registrazione è stata realizzata dal vivo, durante il concerto del 10 marzo 2024 a Prayssas (FR).

Gianandrea Pauletta

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